martedì 28 febbraio 2017

All'Amore



 
 
All'Amore - da "Casanova" - Anne Kussell, 1976

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Dammi da bere, idea,
ben oltre il giardino dei nespoli io
ho veduto la via per il molo dei naufragi.
La campana della missione batte
da cent'anni la stessa ora - l'ira del sempre.
Siamo forse stanchi di dar la carica ai nostri orologi...
Siamo, forse, stanchi di dar loro la caccia.

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E
dammi fame, mendicante che dormi
sul mio ballatoio, non t'offre riparo la luna dei mercanti
che illumina la scala...
solo tu conosci come si scrive la parola amore.
Non sai quanti ti pagherebbero perchè gliela insegni!
Non sai quanti s'aspettano che tu solo la pronunci...
Il vento estivo batte sempre a una sola porta, amore, amore,
benedetto clochard, col tuo cane che veglia mentre
s'addormenta la luna sui gradini,

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Ah, mondo...sono
stata così chiusa, errante di splendore,
così secca campana di ruscello - e i volontari dell'Istituto di Igiene
Mentale
mi chiamavano - Dattera.
<<Ne hai già fumate tre di fila, Dattera>>
ma ugualmente mi davano da accendere, qualche volta
un ditale di caffè amaro. Quasi mi
parve di diventare un ponte, una diga, m'aprivo, ora, franavo
alla traccia di trincee piegate sul sangue dei pensieri.
Sono una scatola piena di memorie scordate, lettere, "per sempre"
o "mai" quanto il frullo d'ali d'un
corvo che si rifiuta di
cantare; nastrini, anelli che hanno cambiato la forma alle
mie dita, chitarre spezzettate lungo le case che non abitai,
sulle ninfee noturne della

baia

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Sono ancora lì a
dormire,
nel nulla di una vecchia bellezza
mai pagata quanto dovevo - di più, meno -
non sta a noi dirlo.
Ma una verde colomba venne a ridestare 

il 
mio inferno:
è bene che un simbolo, qui e là, riarda della mia stessa resa,
o per antesi o per iperboli di lumi - pace sia,
O speranza, pace sia. E sono divenuta una spiaggia gentile, io
sono divenuta una riva senza oceano, la bocca
di un delta
che
s'apre su una vela di
desiderio.

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domenica 26 febbraio 2017




Luna - da " La Casa Delle Stanze Vuote"
Anne Kussell - Napoli, 1997 -


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La terra vuota, la gora spianata,
che parla nel tuo respiro
era un fiore di brina sulla riva del fango
adorata anche dai furenti dei della caccia. Come da
una polla di sangue e di polveri, predato,
qui
sorge il suono del vento, il tuo vento di ginestre,
occhi d'Orsa stellanti,
quando tra le fronde spoglie
degli ampi boschi, mai traversati, tu andavi a guado verso
la sponda del mio futuro antico. Oh, folle, che in me vedevi
un'ancora di rame maestrale, e non
sapevi che il mio
sangue è una sorgente di magma senza cuore,
e che non posso morire se non mi trafigge
lo stilo rosso del cuore la risata di un fauno gentile.
Ah, se t'amo! Della tua voce, di ogni colore,
io darei il verso
inusato, per danzarti intorno come una falena impazzita -
nell'ancia dei tuoi occhi la falena cerca il suo buio. Ah, folle, folle...
meglio, forse, sfinirsi in quel vino di luce che
ieri ho udito, malaccorta falena, cantare le canzoni
del perduto amore.
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Pa(la)zzesca





Pa(la)zzesca – da “La Casa Delle Stanze Vuote”
Anne Kussell - Milano, 1997

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Po(l)veri poeti... Hanno s/consacrato
la poesia.... lei non lo chiedeva.
Chi di voi pose un'aureola sul capo di
Erato, il poeta lo maledice. Ah, poveri giullari
che hanno solo sonagli d'oro
da compare per i loro cappelli. Ma ai loro giochi
con le sciocche campanule, i re, gli aedi,
paghi di un gusto di rosso alla bocca, lauti e nel
sonno e nella paga, con gli stemmi al suono
delle pive.

Povera Orsa Maggiore che
non può flettere il suo collo
di bianca Cigna in uno specchio di tremuli richiami...
Perchè oggi muore il verso, il giunco non oscilla
alla cantilena del vento.
Ma
in quel fuoco errante,
io - in quel fuoco - io come voi. Come voi tutti -
ho inciso a lettere d'oro il sangue delle
mie commedie notturne, voi pietra e limo e notturne
orch-idee.

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Perché - io come voi -
sono caduta
nella veglia divina della nera Sapienza, e sono
divenuta (im)-mortale.

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Il Mantra Del Ponte







Il Mantra Del Ponte - da" Casanova" - Anne Kussell, 1976


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Come polvere nel sangue, come
polvere nel sangue,
gli anni del terrore e della pazzia, trasformando
la sete in un campo d'ombra estivo...
Gli anni del terrore e della pazzia, sì, quelli: come polvere
nel sangue. Sì, quelli. Come polvere nel sangue.
Trasformando la materia in versi,
il pane in cagna che svezzi al porto della luna...
il sale nella marea che sfioriva sopra le tue labbra -
sì, io lo vidi, scendevi al mare, in quell'autunno di calle ancora
fiorite... erano gli anni del terrore
e della pazzia.

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Erano gli anni del sangue e della paranoia,
mutando i fiori in isole del desiderio,
a cui domani tu, stanco, puoi, con la risacca degli occhi,
intrecciare una rete, una riva. Mutando la clessidra
in tempo.

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Come sangue e polvere, come polvere e sangue,
da una giostra di fiori d'inverno
si vien fuori gabbie, domandando una notte in un
convento di stracci, in un lutto qualsiasi - negli spasmi di inguini,
la carità della storia che chiedi. Chiudersi
nella magica giostra, tra i fiori di serra, come polvere e sangue, solo dà sorgenti
di polvere e sangue...

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Che tutto, in qualche modo,
torni  ad essere_
la luce che strilla di risa prima dell'occhio,
il magico cappello non lo consente. Però 
mutare ancora il vino in una 
giara di canzoni...
Mi
sta davvero male il mio cappello cangiante, mutante, trasformante: non si entra 
di certo così al galà dei prestigiatori... con questo cappello 
cangiante, mutante
trasformante... così cangiante, mutante, 
così poco elegante. 
Allora lo darò ai mocciosi del vicinato...
Vado
a caccia di volpi o di passeri
o magari starò un'ora a
lanciare sassi nel ruscello, al mio solito posto, dove sorge in un
guizzo la tirannia della mimosa, ad aspettare che la
pazzia si faccia viva, gobba come al solito, in ritardo, gobba, gobba, gobba,
come
ieri, come polvere nel sangue.
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