mercoledì 1 marzo 2017

Anna L.




Anna L. - da "Cascanova"
Anne Kussell, Gaeta - 1976




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Va', per quel che resta, lontana_mente,
per ciò che si addormenta nella terra, va'
dovunque, rapidamente felice, stanca di seguirti, di scrivere
sopra follie di confini, di formule.
Ad amare, tu, a rimordere i perduti orizzonti - affini,
così distanti, le pietraie della memoria dove di rado risplendi con
lo spillo della smania - farti a te amica. Con
la ressa di amare...  limata, fra i doveri delle ore a corda -
segnare il racimolo delle
meridiane.
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Qui non c'è altro che la pena di mille
violini scordati:
li suona il vecchio libeccio che rivolta i vivi nelle tombe,
per le vie rosse di gardenie, fra i mattoni della piazza,

- il sale li ha quasi consumati, con le orme -
per le vie lavate sul ponte ventoso con una spazzola di
rame verde e poi scordate.

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Qui non c'è altro che il primo verso del merlo che sveglia al
mattino i ragazzi per la scuola e poi tace in
cent'anni che non suona la campanula dei vespri.
Va', finché ancora il tempo non si chiede di sé - ben lontana è
la fame di leggi usate, viete fitte del credere, lustre vie d'uscita
alla violenza di un sonno impossibile.

 
Qui non c'è altro che il merlo che ha cantato
col libeccio.

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