Sulla Poesia - da "Casanova"
Anne Kussell, 1976
Anne Kussell, 1976
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Le parole d'amore - vesti di seta nel fuoco, a tarda
notte. Se
c'era la luna, ti mutava in un poeta lupo, giovane viola
alla mia sosta lieve… E io restavo lì, nel buio
tremante, anche io trasformata, ora falena, ora un magico
Orecchio, assordato dal muro che crollava nella quiete del
c'era la luna, ti mutava in un poeta lupo, giovane viola
alla mia sosta lieve… E io restavo lì, nel buio
tremante, anche io trasformata, ora falena, ora un magico
Orecchio, assordato dal muro che crollava nella quiete del
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campo aperto, di là dai vetri spezzati. E con la sete
anche il buio si asciugava, diventava un verso di Montale,
gittava intorno le sue torri disarmi, roventi; stile al caotico
battito insonne. La stanza si riempiva di limoni; l'aria, i cristalli
sospesi, cullati dal vento spalancato alla finestra.
Dà sempre su Marzo la tua finestra, questo
Marzo di nubi con scorze di mele, mai colte - sfoglie
di inverni intagliati fra valichi di ilari vaevieni di genti, di nubi.
campo aperto, di là dai vetri spezzati. E con la sete
anche il buio si asciugava, diventava un verso di Montale,
gittava intorno le sue torri disarmi, roventi; stile al caotico
battito insonne. La stanza si riempiva di limoni; l'aria, i cristalli
sospesi, cullati dal vento spalancato alla finestra.
Dà sempre su Marzo la tua finestra, questo
Marzo di nubi con scorze di mele, mai colte - sfoglie
di inverni intagliati fra valichi di ilari vaevieni di genti, di nubi.
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Non c'era segreta che potesse liberarti. Non c'era
chiglia che ti impedisse il passaggio. Anche
la miseria, anche la bellezza miserabile, avevano i loro battelli.
Non era forse né amore né... ma il mattinale
mutava il sangue - in sangue, amore mio - quello che
riarde con la luna, lenta di una sillaba che ti porge il
suo ascolto e da lontano chiama ombre future, le chiama
per nome. Le chiama Figli e, a volte, perchè non ha capito, le
chiama Poesia.
Non c'era segreta che potesse liberarti. Non c'era
chiglia che ti impedisse il passaggio. Anche
la miseria, anche la bellezza miserabile, avevano i loro battelli.
Non era forse né amore né... ma il mattinale
mutava il sangue - in sangue, amore mio - quello che
riarde con la luna, lenta di una sillaba che ti porge il
suo ascolto e da lontano chiama ombre future, le chiama
per nome. Le chiama Figli e, a volte, perchè non ha capito, le
chiama Poesia.
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Wow sempre grande il mio Poeta, un bacio.
RispondiEliminaWow sempre grande il mio Poeta, un bacio.
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