martedì 14 marzo 2017

Ulissa






Ulissa - da "Vuoto di Vuoto"
Anne Kussell 1966 –


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Ristagnano le ninfee del giardino,
le rose nel crine dei cavalli, un piovoso venerdì di
Febbraio; il pennino
puntato al levante, carnevale in una botte
d'aringhe.

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Verranno a chiederti i nomi del vento -
le ninfe del sicomoro,
torniate in una povera terra rossastra
segneranno in un grosso registro la tua presenza sul corpo degli abbandoni. 

Avrai con te una giustifica
per quella volta che il torrente ha tracimato,
fra gli

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strascichi delle spose fino agli altari
della primavera -
tua sorella finì in una brandina del San Rocco,
la promessa di aiutarti a superare il semestre
fra i gerani del cortile. In
un vento senza germogli, i calzoni tirati alle ginocchia.
Ti
sembrava verosimile una
lunga, stillante solitudine. Se ripensi ad allora,
l'odore dell'orzata nello
stipo della casa in Via della
Vigna.

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Sale dal deserto una lagna, un calpestio di sabbie
dolenti. Il pensiero è nulla, se lo pensi.
Se lo pensi, il pensiero è l’opera del mugnaio,
è olio del frantoio più
lontano della valle, dove da ragazza la tua ombra
inseguiva case silenziose, trafitte dal
grecale o da una raffica di passeri che ti offrivano
il vino migliore dell'autunno.
Ma l'olio invecchia e il vino non dura nella danza.
I bambini ci tradiscono, mentre gli
raccontiamo la fiaba

più antica, l'uomo
che si rincorre a contarsi i passi,
dell'albero dalle arance d'oro. Un segreto, anche uno,
non può abitare un rigo.

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Sul
sentiero della montagna
stanno fiorendo i meli selvatici. Non volevi nessuna
medaglia al valore, l'estinzione totale che distrugge i
minerali della notte. Ma la
casa ha il profumo dell'origano -
appena colto, scrivi una lettera a una vecchia
amica.

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